Le cose migliori affogano nel cuore

E nessuno se ne accorge. Che c’era una cosa da dire anche se non si sapeva come fare. Che c’era un abbraccio per dimezzare la stanchezza. Che ci sono stati dei mesi come prigioni senza sbarre messe in sicurezza sotto la gola, verso la cassa toracica. Nessuno si accorge di quel vento per niente su tuoi capelli che sfiori solo tu, e di quelle uscite il sabato sera zeppe di persone di cui fai fatica a ricordare il nome, di quei biglietti che tieni in mano staccati per uno spettacolo che non arriva. Nessuno sa che potrebbe tutto capovolgersi e diventare migliore, abbastanza migliore da affogare nel cuore e lì restare. Affogato e vivo. Vivo e imprendibile. Imprendibile e magico.

Si alza la sbarra dell’ennesimo casello, tu a qualche centinaio di chilometri fai una doccia per poi uscire con gli amici. Io invece riparto su un altro asfalto, con tutto il tempo per pensare alle cose migliori da seppellire e tenere. Odore di gomme bollenti e gasolio. Non dirmi che sai come ci si sente. A dover tornare, così. Alla tua età puoi saltare tra le corsie, alla mia età devi sceglierne una e stare bene al centro. Ti stanchi di cambiare, mi stanco di non cambiare. Ma poi le file, i semafori e qualunque viaggio intergalattico finiscono nel posto in cui torni. Torni per farti una doccia e uscire di nuovo oppure per raddrizzare le foto incorniciate nel soggiorno, reggere sorrisi stanchi e prenderti l’olio caldo che schizza dal soffritto di una padella. Potrei dire una parola in più, potresti allungare lo spacco, potremmo giurare oppure ignorare ma torneremmo sempre da soli, diversi. Con un po’ di cose in scatola, come una di quelle che sposti in magazzino ma più fragile e indistruttibile, di cose migliori da dire e da fare e da pensare messe all’angolo in cuore.

Smetti di torturarti il bracciale, alza gli occhiali e reggi un attimo lo sguardo, non hai ancora perso niente. È tutto là dentro, forse. Se vuoi. Non fingere di scappare se non hai deciso dove tornare. Là dove docce e caselli non esistono né piazze antichissime soleggiate e rassicuranti locali notturni. Non scappare da un sorriso stropicciato che non si è stirato per bene. È tutto là dentro forse, per ora.

Non importa. Si può andare senza scappare, ci si può sfiorare col vento senza bisogno di colla. Mentre nessuno si accorge. Che c’era disordine in quel silenzio e una lacrima pronta a far cedere il muro di quel silenzio e far tornare l’ordine. Non importa. Si può essere grandi di cuore anche da piccoli di opportunità. Non importa.

Anche se capisci quali sono le cose migliori solo quando son scese abbastanza a fondo, dentro, da non poter essere recuperate. E sai che oltre a quelle puoi avere ancora tutto, non tutto ma il tuo tutto, che è sempre molto più che abbastanza.

Ti distrai un attimo e diventi felice. Vale anche il contrario. Questo è quanto vale un attimo.

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