È stato quasi

Tu sei la parte felice. Ma io vado oltre con lo sguardo, dritto finché l’orizzonte curva. E inizio a immaginare. Sento che si muovono un sacco di cose dall’altra parte, immagino strade per tornare e per scappare, sento la velocità delle cose che succedono. A volte le cose come oggetti si sfiorano mentre altre volte si spappolano addosso. Tutto più o meno come qui dove siamo io e te. Dove imbarchiamo tante di quelle cose da non poter andare oltre i limiti perché ci siamo già, e dove siamo felici di poter realizzare un’ottima annata a scapito del tempo netto che resta per il bisogno di noi, in tutto questo le notifiche in mezzo a disturbarci, e un’opera d’arte, una meraviglia, un sogno. Poi tutto cambia. Ancora.

Tu sei la partenza felice. Il suono della campanella sul ring e l’Oṁ lungo e leggero in un tempio buddhista. Quel pezzetto di aria che strappi con le unghie e con i denti dalle polveri sottili che escono dalle vite degli altri. Senti come soffia, sei sopra le colline del Chianti. Ma io vado oltre con lo sguardo, dritto finché uno specchio riflette me. E inizio a pensare, a non piacermi. Penso che ognuno racchiude a sua volta il suo stesso inizio e la sua stessa fine, molte partenze, qualche scivolamento, molti rallentamenti, qualche stop, una fine. Sento che si muovono un sacco di cose tra questa parte e la tua parte e le parti degli altri. Inspiegabili. Colpi sparati in aria per avvertire, colpi per fermare. Un buon vino, lo schiocco potente del bacino lascia il segno e muore nella notte, un’opera d’arte, la domenica al mare. Sento la velocità, è un phon puntato. Asciuga i cuori. Alcune di queste cose convivono tra di loro, alcune si sposano, altre si odiano. Qualcuna muore insieme. Decidono loro. È più facile essere un’ottima annata che un arrivo felice. Ah, ce ne vuole ad arrivare.

Quante volte dovrei versare in questo bicchiere, quante volte dovrei guardarti stanca amare soffrendo, quante volte dovrei scrivere con speranza di te, quante volte convivere con l’idea di lasciarti alla fine come ti ho trovato, incompleta. Quante volte sarebbe utile riflettere sulla velocità delle cose che succedono e che seppelliscono altre cose, idee, sentimenti. Neanche mezza. Neanche mezza volta serve a chi, davanti a uno specchio, sentendosi sbagliato, punta un phon contro il cuore.

È tutto nella partenza e tutto nella fine. È semplicemente tutto in ciò che è. Inspiegabile. Meraviglioso. Cattivo. Nella velocità delle cose. Che restano un quasi. Indomabile e magari indimenticabile.

Questa bellezza 

vale una lacrima

eterna

e per qualsiasi ragione.

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