Liberi

Se sconfini lasciandoti indietro scie di strade consumate sei qui, davanti ai miei occhi. E lì ci vedi una guerra e una bandiera bianca, una gara finita con pareggio. Marrone come tanti marroni, dietro un’esagerazione che prima o poi finisce piccola. Tutte le forze smarrite dietro uno sbattito di palpebre.

 

Guardi e vedi il velo di umido sull’arco degli occhi che stagna come la bassa padana. Intorno è resto, è tutto senza pelle, fragile e dispersivo. Ostinata. Se riesci a puntare tutte le parabole lì, a captare, a elettrificare, ad amplificare il senso di quel nocciolo di carne sommerso, se queste maledette antenne ricevono anche i segnali più deboli allora promettimi che ti lascerai sistemare il colletto. E poi girati, sei perfetta, Fidati. Salvati. Provati, magari ti stai bene. Allungati verso una finestra pulita e illuminata. C’è qualcuno che imparerà quel che si sta perdendo.

 

Siamo liberi, di andare e pure liberi di arrivare. Per un poco. E non sapremo mai davvero di essere arrivati perché non si arriva mai. 

 

Ho immaginato come un temporale, senza regole. Sono già oltre, una carezza su una cicatrice fresca brutta da vedere, ancora oltre, nel tuo desiderio, nel tuo tempo. Nel brivido di un capezzolo duro che mi sfiora. Un discorso senza senso che mi consola, una follia a caso giustificata. Dormire poco. Ma bene. 

 

Tutto oltre, un temporale che non si è mai mosso dall’altra parte del mondo. Ho immaginato noi sotto l’acqua di un freddo Oceano Pacifico che ci scambiamo l’ossigeno per sopravvivere. Per gioco. Per stare appiccicati anche se la pelle scivola. Tutte le parabole puntate sul Pacifico.    

 

Chiudo gli occhi. Siamo liberi, siamo forti, siamo a pezzi, siamo liberi in pochi metri quadri. Ora. Siamo oltre, chi troppo avanti e chi perso indietro per strada. Siamo oltre che si toccano, che si spintonano, che si sollevano e si preparano a qualunque pezzo di sguardo. E poi partiamo via come i tappi degli spumanti a capodanno.

 

Se sconfini scopri l’incognita della libertà, scopri che non sai come gestirla, come amarla o come respingerla. Se sconfini non puoi dimenticare. Questa nostra libertà è fatta di impulsi e ricordi, di chilometri e di sudore, di vaffanculo volati al cielo come i palloncini distratti del luna park, di scoperte inutili, di grandi lezioni.

 

Sono stato spesso oltre, libero anche nei pugni che mi son dato nel petto ieri vivendo i lividi come si vivono le conseguenze della libertà che finisce nel posto sbagliato. Sorridimi, senza confini, anche così con tutti i dubbi del caso. Fatti strapazzare quella maglietta che durerà una vita. Prendi tutto quello che puoi, che sai. Libera. In un metro quadro. Senza regole. Salutami e fami male. Ma tu resta su, un giro su te stessa, il colletto del cappotto è perfetto per qualsiasi freddo. Fidati. Del mio sapore che scende nella bocca e del mio sguardo che scende nel sottosuolo. Fidati. Scivola un poco. Bocca su bocca, fa freddo pure per evitare le nuvolette di vapore. 

 

Sconfina, se vuoi. Tu sai se, come, dove. In uno sguardo di un metro quadro che almeno sai che è per te. 

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