Di fretta

Un tiro diventa subito mozzicone, un panino una corsa, il pollice scorre sul virtuale dello smartphone e poi il traffico si riprende la scena. Atto secondo. Scusa ma vado di fretta, se non andassi di fretta come potrei amarti, dovrei pensare a quanto deve costare. Atto terzo. Tu sei dall’altra parte, lo sguardo non è verso ma sverso, un passaggio da qualcuno è quello ti che serve. Rispondi e cancelli, apri sogni scadenti e ti ricomponi, fai quello che vuoi ma trova il ritorno. Apro il rubinetto ma non esce niente, ghiaccio chiama ghiaccio. Balli senza musica dopo appena un bicchiere, scivoli per errore sul solito. La vita non è un gin tonic, è una forzatura. Tornerà presto.

Le palpebre non devono lottare, nel cuore la rabbia piatta della resa. Ti giri, riavvolgi, già pianifichi il resto. La scena. Mi giro, piano forte, raffermo come una pagnotta. Un tempo diventa mezzo. La notte mi sfugge dai propositi, si prende quel che non c’era. Quattro quarti. Tutto quello che succede nel cuore ufficialmente non esiste. Neanche il tempo.

Vai di fretta, trascini tutti i pesi a fondo dove nessuno verrà a sincerarsene, insieme alle stelle. Il cuore non viene a galla, tieni il pollice alzato. Un’andata e un ritorno senza la pausa, un’onda indomabile. Questo sei? La marmellata che ti rimane all’angolo della bocca accende follie impossibili, da spegnere nell’indifferenza infrasettimanale. Vado di fretta, trascino tutti i punti cardinali fuori dalla galassia. Le mie scelte sono degli imbrogli ma ancora non lo voglio sapere. Voglio prima andare, anche non a braccetto, percorrere della strada a destra e sinistra, manovre vietate incluse. Arrivare a un punto. Conservare i biglietti timbrati di fretta. Arrivare a un punto e mai al punto, perché chi fa casa su un terreno che si sposta sempre? Essere come sul punto di essere accesi, ordinari ma sufficientemente ribelli, mediamente fregati. Rifiutare le risposte che non si possono avere. Nel silenzio calmo le parole decorative tienile tu e scrivici un libro.

Andiamo di fretta e ci fermiamo a vibrare come una corda nei giorni più soli e scontati, se è musica lo scopriremo dopo aver finito. Di fretta i miei primi quaderni di poesia, la mia prima auto nuova, i primi giochi per grandi, di fretta le prime ripetizioni di sbagli, i voti bassi, di fretta il marchio, l’affitto da pagare con pezzi di salute, gli occhi addosso, di fretta i viaggi per flirtare e fotografare, i bianchi mischiati ai colorati, le liquidazioni trattamento fine rapporto, le prime corse negli ospedali, le telefonate chi ha sentito che non sono stato poi così bene ma il passo non l’ha allungato, di fretta le prime fughe da quel che si deve e da quel che si potrebbe, di fretta tutto un ricordo. Di fretta l’odore del tuo letto, il sudore per le cose da sistemare nei cassetti e in tutto il grande resto.

Sempre in ritardo e di fretta, noi. Ma tutto quello che succede nel cuore ufficialmente non esiste. Neppure il tempo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla Newsletter per leggeremi ancora!