Inevitabile provvisorio

Ci svegliamo con un mazzo di chiavi, il portachiavi mostra l’etichetta “possibilità”. Tu il tuo mazzo, io il mio. Ce lo siamo fatti, questo mazzo, proprio per loro. Le possibilità. Futuro non riciclato, insomma. Tra un bello e un cattivo tempo e il mazzo sempre appresso. Ora, al momento, una sorta di specchio che vediamo solo noi suggerisce il fatto di non essere pronti a scoprire le serrature giuste che stanno là fuori da qualche parte nel mondo. Ad aprirsi senza chiavi sono solo i sorrisi di sfuggita. Al momento fuori servizio, ad un passo non c’è niente. Al momento, che momento è? È piegare il collo verso buffe nuvole o verso il precipizio? Fede o cinismo, sfumatura o colore pieno, un passo o un calcio, il momento del perduto o dello stupore? Sul palco dei nostri occhi lo spettacolo del banale, un caffè, un saluto in ascensore o forse lasciato per messaggio e poi giù ad occhi aperti, lo spettacolo vario della strada ci aspetta.

Anche se non so essere come vorrei e aspetto un qualsiasi qualcosa conoscendo l’inutilità, anche se saluto le persone una volta per tutte e tengo le gioie una volta per tutte e anche se risulto irraggiungibile rispondo a tutti i pensieri. Dico, ti dico, fatti e poche emozioni, con una parola sulla punta della lingua che ad ogni modo non basta. Sono un nuotatore impacciato che tanto si muove per restare sul posto. Non sai, ma dai, nel frattempo il tuo like. Lie, baby lie. Ti piace quel che non conosci, sarà per quello, ma almeno puntuale torna. Dici, mi dici, dichiarazioni invalidate dalla vita. Ci assomigliamo, sì, più che altro nel senso e poi nel dolore. Foto a colori e negativo fotografico. Eppure ci va. Tanto necessario da dover sdrammatizzare.

Qualcuno parte, qualcuno cade, qualcuno piange sul pianto versato. Frenate a un centimetro dall’impatto. Cerchi un metodo, non credi a gran parte delle risposte che si sentono. È tutto così casuale, fragile, spietatamente irreversibile. Cosa si fa con queste possibilità? Qualcuno ci racconta il suo tormento e la sua rabbia sui social. Qualcuno è assorto nei suoi cinque minuti di gloria. Cade addosso inesorabile la vita, verosimile. A intervalli regolari per tutti. Come se fossimo dei bambini ci veste a suo gusto. Ti va bene se riesci ad accettarti. Dialettica e avvenenza, brillantezza, influenza, ricchezza a parte, resta tutto così spietatamente casuale, fragile, spietatamente irreversibile.

Nel frattempo è tutto frattempo, almeno fino a quando non ci si avvicina alla fine. Lo slancio che hai amato e che ti ha portato in vetta è un ricordo che lascia germogliare un sorriso. Hai fatturato e hai pagato, ai numeri però non si può fare del bene, sono inutili da abbracciare, persino da considerare. I voti agli esami, i saldi del conto corrente, i record conquistati, i prefissi dei numeri delle persone importanti. Tutto tende a zero, come il limite di x.

Tra un bacio dato e uno sognato abbiamo corso, cantato, voltato pagine, riguardato ricordi finché si è potuto. Con serrature chiuse che sembravano aperte. La porta aveva fatto slam, come nei fumetti. Sentenze non definitive pendenti ci danno il tempo di decidere un futuro quantomeno probabile. Ma dove sei finita. Costruire un posto nostro, mio, un mazzo di chiavi da lasciare a qualcuno. Il tuo bacio non troppo esuberante come se fosse un prestito, i collegamenti neuronali costruiti pian piano, gli insegnamenti che sbadatamente lasci scivolare dalle tasche. Al momento capire quello che si può e farselo bastare per amare questa vita. Nei nostri occhi le lancette girano al contrario, c’è perdono, fatiche allungate come la pasta sfoglia. Vento freddo, viaggi rimandati, dichiarazioni dei redditi, pelle bianca sotto il costume, anni di consolazione.

Nel bel mezzo di un’assenza di coraggio scopri di volerti tuffare dentro ad un abbraccio sicuro. Però non esiste niente di sicuro. Non guardare altrove, ci è stato dato questo. L’anima chiude le finestre, aspetta che primavere cadano dalla canna fumaria. L’anima fa un passo alla volta e due indietro, non vai mai fino in fondo sul pianto versato. Chissà se mi segui, se unisci queste frasi sconnesse come se fossero i puntini della settimana enigmistica di una giornata al mare. Ma vedi è tutto così semplice che forse si fa prima a capirlo che a spiegarlo. Nel frattempo resta nel desiderio di oggi.

Fragile, spietatamente irreversibile.

Come ti senti?

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Fabio Pinna

Autore e poeta. I miei libri sono scappati! Viaggiano verso librerie o sono sulle mensole dei lettori. Adesso sono di chi li vuole. Come queste brevi storie e flussi di pensiero da leggere in cinque minuti.

3 Responses

  1. Tiri le fila, fai il resoconto, tutto sembra scontato, inutile, senza prospettive. Unisco i puntini ma la linea è spezzettata, l’immagine che viene fuori ha i contorni frastagliati. Troppa risolutezza, troppa freddezza,lascia un vuoto dentro.

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