Benvenuta maledizione

Io lo so, alla fine di questa stanchezza c’è il senso, troverò. Alla fine di una strada vecchia e battuta di andirivieni, pensieri, blocchi, feste sul ciglio. Vita, mezza viva e mezza no. Una direzione da seguire per farsi accettare, chiedere a qualcuno per riconoscersi, necessitare di qualche incontro per farsi capire e una lingua non parlata ma solo pensata. Persa, sprecata. Alla fine senti che non è quasi mai quella giusta, quella strada, ma è comunque la tua e quindi la rispetti, la temi perché non sai cosa troverai dopo, alla fine. Ti esalta, ti fa contare gli scalini in discesa.

Stai pensando a come uscire dalla tua maledizione, un ritornello orribile di sbattiti di palpebre arresi e soluzioni da costruire in tempo record sperando che non franino prima che siano provate. Stai pensando a come fregare le cose che ti hanno fregato mille volte e che ripeterai ancora, alle rivincite da appendere al muro. A come si vive con la testa bella alta fuori dalla sabbia ed esposta a tutti i venti. Esposta a tutte le maledizioni.

Siamo solo niente, io e te, noi, voi, con le ore a prezzo pieno e gli anni in sconto. Un’esistenza sotto. Almeno una maledizione a testa e bisogna pure tenerla. Fino a che Dio solo sa e non spoilera. È vero che il sorriso nasconde tutto ma spesso qualcuno lo deve tirar fuori, perché siamo ostinati è vero ma pure fragili. Baci d’aria. Pensatori ma labili, idee chiare e totali che cambiano d’improvviso. Azzecchiamo e spariamo sopra. E dietro il sipario del sorriso resta l’ingombro delle cose che sposti ma non sai eliminare, una maledizione a testa e via forza, prendi un respiro bello terso e pensa a cosa ti resta da qui alla fine della stanchezza. Hai ancora senso da costruire, giorno per giorno. Se stavi pensando di consegnare le chiavi a qualcuno che passa per strada devo deluderti, io e te abbiamo non parole da lanciarci addosso e un ritornello da tenerci stretto perché è il riassunto di ciò che abbiamo voluto essere. Da cantare come se fosse il più celebre del mondo. Non può essere niente, non può essere poco.

Senza ritornello non si può far canzone è come destra e sinistra, non togliere l’azoto dall’aria e smetti di gonfiarti siamo solo niente io e te. Andiamo a dare il benvenuto a quello che sarà e che magari non sopporteremo più, andiamo imperativo, sull’uscio di una nuova maledizione. Dentro allo spettacolo. Regista, direttore di scena, coreografo, perdonateci. Con i nostri baci d’aria e le lacrime dietro il sipario.

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