Troppo tardi o troppo presto

Meravigliarsi con poco, farsi male con poco. Una pubblicità lampeggia come una scritta al neon a mezzanotte, “clicca e sogna”. È il tuo momento, clicca e noleggia ora pezzi di altrove. Sei libero. Saldi, occasioni abbastanza irripetibili da animare le cifre dell’estratto conto. Sei libero di comprare, anche a contagocce. È sempre il tuo momento. Neppure troppo bello, a dire il vero. A contagocce. È abitudine sfiorare nel giorno lavorativo e soggiornare nel festivo. Saltano dalle rapide le voglie, le necessità vere, schizzano fuori gli sguardi nudi in cerca di sarti affettuosi e poi tornano sotto lasciando invisibili scie di speranza. Il tempo è una rete a strascico, noi ci passiamo attraverso ma la maggior parte delle nostre cose vi rimangono impigliate.

Quello che resta è sempre quello che sottovaluti, il resto. Il sotto le rapide che non nessuno tocca, il fondo e il fondo capovolto fatto di cielo a tua dimensione. Sorrisi, saluti, speranze da riciclare, arrabbiature, silenzi accartocciati e incomprensibili, male da arginare, tossine da controllare, avere come e più degli altri, trincee per non farsi soffiare via nulla, sopravvivere senza una vita da raccontare. In fila per una proroga perché tutto quel che ci viene chiesto è troppo. Il cuore è il nostro specchio, ossidato per averlo trascurato, se ci guardiamo dentro si vede una versione imprecisa di quel che sappiamo di essere.

Raccogliamo ogni giorno il peso e la saggezza degli anni per avere qualcosa da scambiarci, di bene e di male, a contagocce. Siamo qui, un regalo del tempismo. Perché poteva essere troppo tardi o magari troppo presto. È stata una giornata faticosa, lavati le mani e siediti qui a mangiare. Già che sei qua sputa un po’ di veleno preso dalla ferita, ripeti cose che già so su come va quel tuo pezzetto di mondo e ignora pure il mio. Prepariamoci a perdere, forze e maschere. Non siamo poi così belli senza un sogno tra le mani, sai? Saremo normali. Entri nel mio sguardo perso senza suonare, suona senza sperare, aspetti quanto ti pare. Sei già l’eroina di qualcuno, l’errore di qualcuno e ci balli sopra.

Il resto conosce il momento giusto per tornare, quel resto che sottovalutiamo. Salirà su come l’acqua da certi lavandini tappati, mentre si sfiora una fotografia o si misura un vuoto che non è possibile riempire, quando è una lotta contro il tempo o una sentenza. Non sarà troppo né troppo tardi, solo il momento giusto.

Godiamoci il graffio, il complimento, incolliamoci grazie alle sfide, scaldiamoci da soli altrove o nel letto dove ci siamo portati. Cambiando strada senza tornare indietro, in questo vortice di paure e attenzioni labili. Un filo sottile senza il suo palloncino, siamo ancora in aria, ed è giusto. Perfetto. Come una scritta al neon a mezzanotte. Accesa, spenta. Accesa, spenta.

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