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Metà e Metà tour: le date delle presentazioni del nuovo libro di Fabio Pinna [AGGIORNATO]

Parte il tour letterario dedicato alle presentazioni del nuovo libro di Fabio Pinna, Metà e metàEnsemble. Il nuovo percorso poetico dell’autore è stato tracciato percorrendo venti passi, venti componimenti che provano a raccontare le emozioni legate ad un amore vissuto giorno per giorno. La poesia si sofferma su quelle fasi e quei meccanismi propri di un sentimento maturo, che si ripete è vero ma che nel farlo deve anche sapersi rinnovare, non sempre facili da decifrare e motivare. Lo fa con del disincanto, sincero, e con della speranza, anch’essa sincera.

Il risultato è un libro breve e intenso, a tratti tagliente. Molti componimenti di Metà e metà – Ensemble richiamano sensazioni contrastanti, quasi lotte interiori, anche se tutti vorremmo un amore semplice e lineare in realtà mostra più facce di un cubo di Rubik. In questa lotta interiore per stabilire giusto e sbagliato, vero e falso, manca una soluzione definitiva definisca l’amore stesso. E, ovviamente, una soluzione non la troverete nelle parole di questo libro.

Sarà più verosimile graffiarsi con qualche dubbio o con qualche certezza che gioca a nostro sfavore oppure sentire una lieve carezza di conforto, forse un ricordo che torna alla mente. Metà e metà – Ensemble vuole essere una presa di coscienza ma anche un promemoria: prendiamo ciò che è per come è, con la sua misteriosa complessità. Non guardiamo dall’altra parte, non guardiamo soltanto ciò che vogliamo vedere.

Si può essere due metà diverse in qualcosa di unico, anche per sempre. Probabilmente il segreto sta nel riconoscere ciò che in noi è divisorio senza soffocarlo, riconoscergli una dimensione. Anche ciò che non amiamo o ci piace meno ha bisogno di uno spazio per respirare. Di questo coraggio parla Metà e metà – Ensemble, di chi sa vivere il buio come lo splendore. Sempre a metà e sempre in uno. In venti poesie.

 

Presentazioni

Mem Cagliari, 26 Aprile 2019 ore 17,30 (come arrivare)

Casa Frau, Pula (Ca), 18 maggio 2019 ore 19,00 (come arrivare)

Biblioteca multimediale, Monserrato (Ca), 12 giugno 2019 ore 18,00 (come arrivare)

 

La lista degli appuntamenti è in fase di aggiornamento. Segui le date del tour su Facebook. Per ospitare una presentazione invece contatta l’autore.

 

 

Mi fanno male i pensieri, dice Alfredo

Cos’è la pazzia se non la normalità dei pazzi? A distinguerli poi, i pazzi. Le parole sanno essere importanti ma ci ingannano: quel che conta davvero è come ce le spieghiamo. E la sola spiegazione che conta davvero è come le viviamo. Sotto, sopra, sottosopra la pelle. Alfredo è pazzo per i normali, dal suo punto di vista invece per essere pazzo dovrebbe provare ad essere normale di quella normalità dei normali. I normali, i prevalenti. La parola inganna, come la mente, tende tranelli. Fra le due solo le conseguenze sono diverse.

Attraverso una forma rettangolare di alluminio-vetro-telo Alfredo scorge l’inverno, non sa com’è fatto, sa chi non torna, non sa perché. Dalla radiosveglia esce Vasco, da un angolo con la muffa, dice “eeeeeeh, cosa vuoi pretendere? Sì proprio te, sì che sei te”. Una lacrima è inghiottita dalle pieghe di rughe vecchie e ben motivate, una lacrima costata molto e pagata molto tempo fa.

Oggi ci sono le elezioni, Alfredo ha votato l’istinto. L’ha fatto vincere senza muoversi dalla sedia. Alfredo vede l’inverno tutte le volte che immagina la normalità, la verità, la falsità pianificata. Non prova brividi solo immobilità. Prima di tornare al punto, minuscolo e pesantissimo. Quello che nessuno vuole mettere alle sue frasi. Il freddo dell’inverno non esiste quando fanno male i pensieri. Scende la mano, scendono le palpebre, scende quel ch’era per filo e per segno. Non può far male il futuro.

Chi è nato poeta non può negarlo, non si può ritirare, può solo continuare a esserlo e a sembrare nessuno, uguale o un qualsiasi altro. Ma questo fatto per un poeta è marginale come lo sarebbero i tuoi acquarelli per Monet o la sceneggiatura di una puntata di Beautiful per Fellini. Al poeta interessa non sentire l’inverno quando è inverno, il che implica sentirlo, sentire gli inverni nell’inverno, ma non come te. Alfredo è poeta, ha bisogno di un dottore, di un oltre, di un inverno di quelli nostri normali. Una volta tanto.

Non dire non è nascondere, Alfredo non dice e non nasconde. Scrive. Qualche volta i pensieri cadono giù da lassù, da quel posto da cui vengono. Non si possono tenere in piedi. L’anticiclone che passa sotto la porta carezza le pagine. Alfredo si fa male, si procura dei tagli che nasconde. Scrive.

Vorrebbe sentirsi un esubero di sperma nel posto giusto al momento sbagliato, un po’ vecchio e deformato, ma l’istinto gli dice che non può sentirsi qualcuno. Oltre la forma rettangolare di alluminio-vetro-telo una pioggia battente di “se”. Sul lato opposto della stanza è appeso un quadro regalatogli da un amico pittore, dietro il quadro la scritta ”al mio amico tripolare”. L’omaggio, non alla vecchia presa telefonica di Telecom ma alla pazzia straordinaria, quella che batte persino quella meno esuberante a due poli.

Deve alzarsi dalla sedia Alfredo, per non morire lì, senza un amico o di noia, quella dei quattordicenni, per non morire di troppe cose non fatte ritrovate scavando nelle rughe dei ricordi, di freddo che non sente, di impossibilità strette nei pugni, di sorrisi che si è fatto promettere grazie alla poesia.

Deve alzarsi, schiodarsi. Ma fanno male i pensieri, dice Alfredo. Anche se qualcuno lo sentisse nessuno saprebbe cosa vuol dire. L’inverno non è in saldo, la sedia scricchiola ancora un poco. Alfredo si procura dei tagli per capire se è ancora vivo. Scrive.

Restare dietro la linea gialla

E lei

nella polvere che si tira dietro il direttissimo

<<ho scelto te>>, dice

<<inevitabile>>, aggiunge

Tasche infreddolite da mani

in testa l’entusiasmo di qualche caffè

poco più sotto

una specie di poesia

impossibile da tradurre

Ed io

bloccato da una pioggerellina

dal ricamo delle parigine

dal surrealismo della verità

E noi

se anche ci fosse stata una parte

il tempo per ripassarla è finito

La polvere che si tira dietro il direttissimo

è tutto ciò che abbiamo

il tempo è tutto ciò che abbiamo

E sì

stiamo spendendo

con questi occhi

più di tutto ciò che abbiamo.

Un

Un appuntamento a breve termine

annodato tra le gambe

nella gola

mai preso

la porta che ci divide ci consola

la nostra metà ci divora

respinti dalla mancanza di tempo

non c’è un appuntamento come il primo

mai preso.

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